Calcio San Giorgio in Bosco | A tu per tu con… NICOLO’ MAZZUCATO
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A tu per tu con… NICOLO’ MAZZUCATO

A tu per tu con… NICOLO’ MAZZUCATO

“A TU PER TU CON…” è un nuovo spazio di approfondimento a 360° con i protagonisti della nostra squadra!
Sogni, ricordi, aneddoti e curiosità per conoscere meglio chi, ogni domenica, ci fa tifare sempre più forte per il CALCIO SAN GIORGIO IN BOSCO!

Questa settimana la “RAFFICA DI DOMANDE” tocca a… NICOLO’ MAZZUCATO

Quando sei nato e dove? 13/12/1990 a Padova.
Ruolo? Difensore centrale.
Qual è la partita che ricordi con più affetto e perché? Rovigo-Pisa, in casa, io giocavo a Rovigo. Direi questa partita perché c’erano più di mille persone nel pubblico, ma anche il ritorno nello stadio storico del Pisa, con quasi 5 mila persone. Emozioni grandissime. Io sono un ragazzo che segue il Padova, quindi sono abituato agli spalti gremiti, ma in queste partite, per la prima volta, mi sono trovato in campo con tutto questo pubblico.
Una partita che ricordi con orgoglio? Una partita che ho giocato molto bene e mi è rimasta impressa è Cartigliano-Valbrenta, la ricordo anche un po’ con l’amaro in bocca, perché stavo giocando molto bene e alla fine mi sono infortunato, con un infortunio stranissimo e si è chiusa in ospedale. Nonostante questo, ricordo che avevo il sorriso, perché ero soddisfatto della mia prestazione.
Se potessi rigiocare una partita, quale sarebbe e perché? Il derby Adriese-Delta Porto Tolle, io giocavo nell’Adriese. Sono due squadre molto seguite, con le tifoserie gemellate, quindi è stato uno spettacolo, i tifosi sono stati pazzeschi.
Come è nata in te la passione per il calcio? Io vengo da una famiglia di sportivi, anche se mio padre ha principalmente praticato atletica leggera. Mio fratello più grande giocava a calcio e penso di aver iniziato seguendo lui. Poi nella mia via di casa c’erano due ragazzi con i quali ho fatto i primi passaggi. La cosa divertente è che uno dei due l’ho ritrovato ora, a 28 anni, ed è un mio compagno di squadra. Parlo di Davide Bianchi.
Hai un giocatore a cui ti ispiri? Sono cresciuto in una famiglia di juventini, ma mi è sempre piaciuto molto Nesta dal punto di vista tecnico. A livello di carisma e di attaccamento alla maglia mi piace molto De Rossi.
Quali sono i tuoi primi ricordi legati al calcio? I momenti passati nella via di casa a giocare con mio fratello ed i fratelli Bianchi.
Hai un soprannome in campo? Mazzu.
Qualche domanda sulla vita di spogliatoio. Chi è il più lento tra di voi a farsi la doccia? Io, purtroppo! Ho visto che i miei compagni fanno sempre il mio nome e non posso dargli torto, però anche Dal Bello si difende molto bene.
Il tuo compagno più elegante, quello che ci tiene di più al look? Bellon, senza dubbio.
Il più casinista? Ce ne sono parecchi. Il capitano, Dal Bello, è uno che ha sempre la battuta pronta e poi Rodato, che è uno di quelli con cui si può scherzare maggiormente, non si offende mai e sta sempre al gioco. È speciale per questo.
Qual è il momento più importante legato al calcio e alla tua famiglia? I miei genitori sono sempre stati presenti da quando ho iniziato a giocare a calcio e quando abbiamo vinto il campionato l’anno scorso mi sono sentito come se avessi potuto ripagarli per tutto quello che hanno fatto per me e anche per tutte le partite noiose che si sono subiti in tutti questi anni!
Qual è la scelta che rifaresti e quella che non rifaresti nel tuo percorso calcistico? La scelta che sicuramente rifarei è proprio quella di giocare a calcio, ho mille motivi per dire questo. Per quanto riguarda quella che non rifarei, non mi sento di dirla, o meglio non mi sento di fare i nomi di società in cui non mi sono trovato bene. Dico piuttosto che ogni scelta, anche quelle che col senno di poi non rifarei, è servita a crescere ed a migliorarmi.
Se non avessi fatto il calciatore, quale sport ti sarebbe piaciuto praticare? Mi piace molto il tennis, non so se sarei portato, non ho mai provato, ma mi piace molto guardarlo.
Come ti vedi tra 10 anni e dove? Fra 10 anni mi vedo a cena con i miei compagni, durante una bella rimpatriata, ricordando assieme aneddoti ed episodi di quando giocavamo assieme. Credo che il calcio a questi livelli sia importante principalmente per i rapporti umani, questo è quello che ti resta. Vittorie, sconfitte, risultati: tutto passa in secondo piano, contano solo i legami. Fra 10 anni non credo di giocare, mi immagino con una famiglia e dei bambini da indirizzare verso il calcio, sperando che abbiano più talento e fortuna di me. Io mi sto laureando in giurisprudenza, quindi non so se fra 10 anni sarò ancora nel mondo del calcio, probabilmente sarà difficile conciliare le due cose.

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