Calcio San Giorgio in Bosco | A tu per tu con… NICOLO’ DAL BELLO
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A tu per tu con… NICOLO’ DAL BELLO

A tu per tu con… NICOLO’ DAL BELLO

“A TU PER TU CON…” è un nuovo spazio di approfondimento a 360° con i protagonisti della nostra squadra!
Sogni, ricordi, aneddoti e curiosità per conoscere meglio chi, ogni domenica, ci fa tifare sempre più forte per il CALCIO SAN GIORGIO IN BOSCO!

Questa settimana la “RAFFICA DI DOMANDE” tocca a… NICOLO’ DAL BELLO

Quando sei nato e dove? 30.05.1992 a Montebelluna.
Ruolo? Centrocampista, anche se in realtà io ho iniziato in porta da piccolino. Verso gli 11/12 anni, quando ti portano a giocare sulle porte grandi, io ero piccolo di statura, perché sono cresciuto tardi e mi sono accorto che avevo delle difficoltà. Così mi sono detto “Proviamo fuori!” e ho cambiato ruolo.
Qual è la partita che ricordi con più affetto e perché? Sono due: le due partite in cui ho vinto il campionato. La prima era a San Zenone degli Ezzelini, ad aprile 2016, io giocavo al San Giorgio, anche perché sono qui da 6/7 anni. La seconda, sempre per lo stesso motivo, è quella dell’anno scorso a Rosà. Entrambe, quindi, sono partite che ricordo con affetto per le emozioni che ho provato giocandole, ma anche durante i festeggiamenti che ne sono conseguiti.
Un gol che ricordi con particolare affetto? Sicuramente il mio gol più bello, quello di due anni fa: ho segnato in rovesciata a Torre, abbiamo perso 4-3 alla fine ed è stato l’anno in cui siamo retrocessi dalla Promozione alla Prima Categoria, ma quel gol lo ricordo con orgoglio.
Se potessi rigiocare una partita, quale sarebbe e perché? Ti direi una partita che rigiocherei perché vorrei finisse diversamente ed è quella di due anni fa: il ritorno dei playout in Promozione, in cui abbiamo perso e siamo retrocessi. All’andata abbiamo vinto a Due Carrare in casa loro, avevo anche segnato. Al ritorno eravamo anche messi meglio in classifica, ci bastava pareggiare per salvarci ed invece abbiamo perso 2-0 in casa. Credo che se la rigiocassimo potrebbe finire diversamente.
Come è nata in te la passione per il calcio? È nata spontaneamente, anche perché il calcio è lo sport per eccellenza, al quale tutti i bambini si avvicinano. Io sono interista e in quegli anni c’era il mito di Ronaldo, tutti i bambini volevano emularlo. Quindi cominciai presto, all’età di 5 anni.
Hai un giocatore a cui ti ispiri? Non c’è un giocatore a cui mi ispiro particolarmente, diciamo che Ronaldo, come dicevo prima, mi ha fatto innamorare di questo sport. Erano gli anni 96/97, lui era appena arrivato ed era un idolo. Se devo citare, invece, un giocatore che ammiro per l’attaccamento alla maglia, direi Zanetti.
Hai fratelli? Due, uno più grande ed uno più piccolo. Il primo ha giocato poco, mentre il secondo gioca nella squadra del mio paese, Paderno del Grappa, la Eagles Pedemontana. Non mi è mai capitato di giocarci contro, purtroppo. Ogni tanto, d’estate, facciamo qualche torneo assieme, ma mi piacerebbe giocarci contro, sarebbe divertente.
Quali sono i tuoi primi ricordi legati al calcio? Ricordo che giocavo a pallone con i miei vicini di casa: ero piccolissimo, avevo 4 anni. E poi ricordo che guardavo le partite dell’Inter. Questi sono i miei primi ricordi legati al calcio.
Hai un soprannome? Mi chiamano da sempre Baba qui al San Giorgio. Non so da cosa sia nato questo soprannome, ma mi accompagna da anni.
Qualche domanda sulla vita di spogliatoio. Chi è il più lento tra di voi a farsi la doccia? Anch’io sono fra gli ultimi ad uscire, ma il più lento è Mazzuccato.
Il tuo compagno più elegante, quello che ci tiene di più al look? Bellon, infatti lo prendiamo sempre in giro per questo.
Il più casinista? Tieni conto che Marco Rodato la scorsa settimana ha detto che sei tu… Quello con cui scherziamo un po’ tutti è Rodato, perché è simpatico e sta al gioco.
Qual è il momento più importante legato al calcio e alla tua famiglia? L’anno in cui ho vinto il campionato a San Zenone degli Ezzelini sono venuti a vedermi entrambi i miei genitori. Mio papà è appassionato, ma mia mamma non capita spesso venga a vedermi, perché lei si agita. Quindi è stato bello sia venuta proprio in quell’occasione.
Qual è la scelta che rifaresti e quella che non rifaresti nel tuo percorso calcistico? Sicuramente rifarei la scelta di venire a San Giorgio. Quando ho deciso di venire qui è stato un salto vuoto, nel senso che non conoscevo nessuno ed è accaduto un po’ per caso. Mi ero trasferito a Padova per motivi di studio e al tempo giocavo all’AC Romano, in eccellenza. A fine anno eravamo retrocessi e la società era fallita. Dovevo trovarmi, quindi, un’altra squadra e decisi di cercare verso Padova, dato che studiavo lì. Un ragazzo mi ha fatto da tramite con il San Giorgio in Bosco e così sono arrivato. Non conoscevo nessun giocatore, nessuno della società ed ero molto giovane, avevo 19 anni. A distanza di 7 anni sono ancora qui, quindi direi che la scelta è stata azzeccata. Scelte di cui mi pento onestamente non ce ne sono.
Se non avessi fatto il calciatore, quale sport ti sarebbe piaciuto praticare? In realtà nessuno. Ogni tanto alla tv guardo il tennis o l’NBA, ma non giocherei a nulla che non sia il calcio, che tra l’altro mi piace moltissimo anche guardare, oltre che giocare.
Come ti vedi tra 10 anni e dove? Ora studio Giurisprudenza, mi mancano pochi esami, quindi se guardo al futuro mi immagino con un lavoro che sia inerente a quanto sto studiando. Dal punto di vista sportivo non saprei: fra 10 anni avrò 36 anni, sarebbe bello poter giocare ancora, ma non tutti arrivano a quell’età giocando ancora. L’allenatore è un’attività che mi ha sempre incuriosito, quindi mi piacerebbe anche intraprendere questa via.

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