Calcio San Giorgio in Bosco | A tu per tu con… mister MORENO VISENTIN
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A tu per tu con… mister MORENO VISENTIN

A tu per tu con… mister MORENO VISENTIN

“A TU PER TU CON…” è un nuovo spazio di approfondimento a 360° con i protagonisti della nostra squadra!
Sogni, ricordi, aneddoti e curiosità per conoscere meglio chi, ogni domenica, ci fa tifare sempre più forte per il CALCIO SAN GIORGIO IN BOSCO!

Questa settimana la “RAFFICA DI DOMANDE” tocca al nostro mister MORENO VISENTIN

Quando e dove sei nato? 01/07/1977 a Bassano del Grappa.
Come è nata la tua passione per il calcio? Ho iniziato da piccolissimo nel paese in cui vivevo con i miei genitori, Belvedere di Tezze. È una passione nata spontaneamente, i miei amici giocavano, anche a me piaceva e quindi ho cominciato pure io. Ho sempre giocato a Belvedere, purtroppo mi sono fermato giovane, perché a 18 anni mi sono rotto tibia e perone e ho avuto varie complicazioni. Così a 18/19 anni già allenavo la Juniores del Belvedere.
Qual è la partita che ricordi con più affetto e perché? Più che una partita, ricordo con affetto tutte le partite giocate da un ragazzo che è venuto a mancare qualche anno fa, Daniele Bertacco. È un giocatore che è diventato anche un grande amico e quindi lo ricordo con affetto. È un ricordo che risale al periodo in cui allenavo a Rossano.
Un momento che ricordi con particolare affetto legato a te ed ai ragazzi che alleni? La vittoria del campionato lo scorso anno a Rosà. Anche i festeggiamenti post partita li ricordo con molto piacere. La bottiglia che ho stappato in occasione della vittoria ha una storia simpatica: era un regalo di amici arrivato per i miei 40 anni. L’ho messa da parte, dicendo che l’avrei aperta al primo campionato vinto e così è stato.
Se potessi rigiocare una partita, quale sarebbe e perché? Rigiocherei una parte della stagione quando anni fa allenavo una società in cui, a seguito di un errore di tesseramento, ci siamo bruciati dei punti importanti che potevano farci entrare nei playoff. Questo errore di tesseramento ci ha penalizzati di 3 punti, la squadra è andata in crisi e gli obiettivi della stagione hanno iniziato un po’ a scricchiolare. Mi sarebbe piaciuto vedere, senza questi problemi, dove saremmo riusciti a portare quella squadra. Secondo me avremmo potuto fare qualcosa di interessante, perché era un bel gruppo. Se posso dirne un’altra, rigiocherei quando abbiamo perso i playout con il San Giorgio in Bosco, la partita in casa al ritorno. È stata una delusione pesante, mi piacerebbe rigiocarla per vedere se avremmo potuto vincerla.
Come è cominciata la tua carriera da allenatore? Ho iniziato, come ti dicevo, nel mio paese, allenando i miei coetanei. Probabilmente questo è dovuto anche al mio carattere, un carattere forte, che mi permetteva di gestire chi mi stava attorno. Poi sono andato a Cittadella e sono partito con tutta la trafila: dai piccolini arrivando fino agli Esordienti. A Rossano Veneto ho allenato gli Allievi, da qui sono passato al Bassano, dove sono tornato ai piccoli, e poi al Giorgione, dove ho gestito Allievi e Juniores Nazionali. Dopo questo sono partito con la Prima squadra, iniziando a Rossano, poi a Cassola, Nove ed infine San Giorgio in Bosco.
Quali sono i tuoi primissimi ricordi legati al calcio? Le partite con gli amici nei piazzali davanti casa o nel campetto di calcetto del paese.
A tuo avviso, qual è il peggior difetto che può avere un allenatore? La mancanza di equilibrio nei momenti difficili.
E il pregio? Essere carismatico e riuscire a trasmettere alla squadra quelli che sono i suoi obiettivi.
Qual è la scelta che rifaresti e quella che non rifaresti in ambito calcistico? Rifarei tutto come ho fatto. Tutte le scelte che ho preso mi hanno portato a crescere, a maturare a livello umano e professionale. È un percorso che non cambierei.
Ricordi il complimento più bello che hai ricevuto in ambito calcistico? Mio padre mi chiama tutte le settimane. Si complimenta se c’è da complimentarsi e mi critica se c’è da criticare. Direi che i complimenti più belli arrivano da lui. Io ho una famiglia sportiva, con mio fratello e mio papà parliamo sempre di calcio, ma io non amo i complimenti, preferisco sia il campo a parlare.
Anche tuo figlio ama il calcio? No, vuole fare l’attore di teatro ed io sono felice segua le sue passioni ed i suoi sogni, è per questo che non ho mai cercato di trascinarlo nel mondo del calcio.
Come ti vedi fra 10 anni e dove? Io non scendo in campo per partecipare, ma per vincere: dove sarò tra 10 anni dipende dai risultati che porterò a casa nel futuro. Quello che voglio dire è che per me un allenatore è bravo se vince, al di là della passione che ci mette, quindi se sarò bravo e farò i risultati allenerò ancora, altrimenti no. Ci proverò con tutte le mie forze.

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