Calcio San Giorgio in Bosco | A tu per tu con… MARCO RODATO
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A tu per tu con… MARCO RODATO

A tu per tu con… MARCO RODATO

“A TU PER TU CON…” è un nuovo spazio di approfondimento a 360° con i protagonisti della nostra squadra!
Sogni, ricordi, aneddoti e curiosità per conoscere meglio chi, ogni domenica, ci fa tifare sempre più forte per il CALCIO SAN GIORGIO IN BOSCO!

Questa settimana la “RAFFICA DI DOMANDE” tocca a… MARCO RODATO

Quando sei nato e dove? 12.07.1990 a Thiene.
Ruolo? Trequartista.
Qual è la partita che ricordi con più affetto e perché? Sicuramente quando ho esordito a 17 anni in Serie D a Montebelluna, contro il Montecchio. L’esordio è una cosa che ti porti sempre dentro.
Un gol che ricordi con particolare affetto? È stato in un Vedelago-Mussolente. Io iniziai la stagione a Vedelago, poi per una serie di vicissitudini con presidente e direttore sportivo rimasi a casa prima del mercato, restando fermo 2 mesi. Il caso ha voluto che io andassi al Mussolente e che la prima partita al mio rientro fosse proprio contro il Vedelago a Vedelago. Dopo 30 secondi dall’inizio feci un gol e vincemmo così la partita 1-0. Quello è un gol che ricordo volentieri.
Se potessi rigiocare una partita, quale sarebbe e perché? Rigiocherei sicuramente, anche perché è il mio ricordo sportivo migliore in termini di vittorie, la partita giocata l’anno scorso a Rosà che ha sancito la vittoria del campionato. Feci anche gol. È il primo ed unico campionato che ho vinto finora, quindi la rigiocherei perché è stata un’emozione incredibile: dal pre partita al triplice fischio dell’arbitro.
Come è nata in te la passione per il calcio? In realtà io non ero molto appassionato, ma ho un fratello più grande di due anni che iniziò a giocare a calcio all’età di 7 anni ed io, che avevo 5 anni, per imitare lui, iniziai a tirare calci al pallone…
Tuo fratello gioca ancora a calcio? No, ha smesso da 4/5 anni. Non ha portato avanti questa carriera, ma era un buon giocatore.
Quali sono i tuoi primi ricordi legati al calcio? Sicuramente i momenti condivisi con mio fratello. Ricordo le domeniche trascorse a guardare le partite su Telepiù oppure a giocare in giardino uno contro uno fino a quando non scendeva il sole. Partite infinite.
Hai un giocatore a cui ti ispiri? Non c’è un giocatore a cui mi ispiro particolarmente, diciamo che sono più gli esempi che cerco di prendere da alcuni giocatori, come nel caso di Maldini, essendo io milanista. Sono grandi emozioni quelle che i milanisti hanno provato nel vederlo giocare ed alzare tutti quei trofei. Una figura sportiva incredibile.
Hai un soprannome? Solo Roda, abbreviano il cognome in campo per essere più sbrigativi.
Qualche domanda sulla vita di spogliatoio. Chi è il più lento tra di voi a farsi la doccia? Senza ombra di dubbio Mazzuccato.
Il tuo compagno più elegante, quello che ci tiene di più al look? Bellon, anche lui senza ombra di dubbio, perché gli specchi sono tutti suoi.
Il più casinista? Ce ne sono tanti, Dal Bello è molto carismatico, ma anche De Checchi. Bianchi ha sempre la battuta pronta sul compagno.
Qual è il momento più importante legato al calcio e alla tua famiglia? Ne ho due. Il primo quando con il Mussolente giocammo a Godego e feci un gol su punizione, pareggiando 1-1. In quell’occasione mio papà mi disse “bravo” per la prima volta, non era usuale per lui complimentarsi. Il secondo è legato alla vittoria dello scorso anno in campionato. Mia mamma non era stata bene di salute e mi fece un grande regalo venendo a vedere la finale. Era la prima volta che mi vedeva giocare in prima squadra, non veniva a vedermi dai tempi delle giovanili. È stata una grande emozione.
Qual è la scelta che rifaresti e quella che non rifaresti nel tuo percorso calcistico? Dire la scelta che non rifarei è abbastanza semplice, perché mi sono trovato molto male in una società, nella quale mi ruppi il ginocchio e ci furono anche problemi legati ai rimborsi. L’errore fu quello di tornarci 2 anni dopo. Avevo un amico che giocava lì ed insistette così tanto che alla fine ritornai per dividere il campo con lui, che per me era un fratello. Direi che la scelta che non rifarei è quella di dare una seconda occasione a questa società. Ho due scelte, invece, che rifarei assolutamente. La prima è il passaggio dal Vedelago al Mussolente, perché conobbi delle persone importanti, con le quali ho condiviso il campo e con le quali ancora oggi condivido la vita fuori dal campo. La seconda scelta è quella di scendere di categoria per abbracciare il progetto ambizioso del San Giorgio in Bosco. Non è mai semplice accettare di scendere di categoria, io non avevo mai fatto la Prima, quindi è stata una scommessa e visto come è andata a finire direi che è una scelta giusta.
Se non avessi fatto il calciatore, quale sport ti sarebbe piaciuto praticare? A me piace tantissimo andare a sciare, quindi sicuramente mi sarei buttato sullo sci.
Come ti vedi tra 10 anni e dove? Immaginarmi ancora nel mondo del calcio sarebbe fantastico, perché significherebbe che avrei ancora la condizione fisica per poter giocare a quasi 40 anni, sarebbe un lusso. Se così non fosse, mi piacerebbe comunque rimanere nell’ambiente, perché ha condizionato tutta la mia vita. Mi piacerebbe magari fare qualcosa con i bambini, sarebbe dura stare senza calcio.

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